Sfida accettata. Un’altra libertà
ai tempi del Covid-19
di
Laura Balestra
Nel
tempo di Covid-19 Alert e #stayathome sui social imperversano “sfide” di ogni
tipo, che tentano di sollevare virtualmente l’animo umano dallo sconforto in
cui quest’emergenza sanitaria planetaria l’ha gettato. Tra le tante sfide
proposte una pare dare rilievo e promozione alla cultura, invitando ciascun
utente a pubblicare sul proprio profilo per un tempo di una settimana una
copertina al giorno di un libro a sua scelta al solo scopo filantropico di
promuovere la lettura come balsamo dell’anima. Giorni fa dopo le mie
personalissime proposte relative a Dante Alighieri (Commedia), Omero (Iliade
e Odissea), Boris Johnson (Il sogno di Roma. La lezione
dell’antichità per capire l’Europa di oggi), Massimo Cacciari (La mente inquieta. Saggio sull'Umanesimo), Riccardo Pilat (L'armonia del potere. Verso una nuova agorà dell'Umanesimo) ho deciso di pubblicare la
copertina del libro “Un’altra libertà. Contro i nuovi profeti del paradiso
in terra” di Camillo Ruini e Gaetano Quagliariello, edito quest’anno
dall’editore Rubbettino e curato dalla sapiente maestria della giornalista
Claudia Passa. Il contenuto dell’opera merita una breve, seppur doverosa, menzione per il tema stesso trattato: la libertà. Elemento non negoziabile e
valore imprescindibile che caratterizza l’uomo in quanto tale e oggi quanto mai
sotto i riflettori nelle sue varie declinazioni, non ultima la “libertà
violata”, come qualcuno l’ha definita, ai tempi del Corona virus, dietro un
presunto “consenso” forse troppo supinamente seppur responsabilmente accettato
da una popolazione in balia di guide probabilmente non consone (cit. G.
Quagliariello, L’Occidentale – 5 aprile 2020) né preparate a
fronteggiare un virus mortale senza per ora antidoto. Il motto di tutti, tra
inno nazionale e sindaci “sceriffo” loro malgrado, è #restiamoacasa
per ottemperare ai due imperativi categorici: prevenire e contenere, in assenza
e in attesa di debellare e uniti vincere sul nemico invisibile. L’uomo mortale
capace di infinito riscopre i limiti della sua natura nella compressione
imprevista della sua libertà per un tempo tuttora non prevedibile e indefinito.
Ed ecco che il tema della libertà torna a far parlare di sé negli scenari
internazionali, oggi più che mai. In tempi non sospetti, ben prima dell’apocalittico
lockdown mondiale, in un “affresco di inquietudine e di speranza” il cardinal
Ruini e il senatore Quagliariello hanno ricostruito nel loro libro a due voci, in
un “dialogo squisitamente umano e intellettuale” la grande “trama” della
libertà dell’uomo, mettendone in rilievo i confini tra cattolicesimo e
liberalismo verso il post-umano nella prospettiva utopica dell’”uomo nuovo” in
balia della tecnoscienza. “Il fascino delle tecniche – secondo Ruini – è il
rovescio della medaglia di una disistima di sé (dell’individuo) e
dell’umanità”, un fascino – fa eco Quagliariello – che laddove affermi “una
concezione assoluta della scienza (rischia di scivolare) verso il totalitarismo
(scientifico)”. Knowledge itself is power nel moderno pensiero che
riecheggia Bacone e Hobbes. La scienza non dovrebbe però mai dimenticare il
binomio fondamentale “libertà e responsabilità” per evitare, in virtù di una presupposta
liceità illimitata, di assurgere a nuova incontrastata sovrana capace di far
tutto, perché s’ei piace ei lice, cioè in virtù del fatto che se una
cosa le piace o si può fare allora è anche lecita. È il dramma della
tecnocrazia senza freni morali. Eppure, nel dramma collettivo presente, il
presunto potere della scienza, lasciata adesso libera di agire senza vincoli
pur di trovare una soluzione, pare essere incapace di fornire finora l’arma di
contrasto e di sollievo per la rinascita e la salvezza del mondo intero.
L’impotenza dell’uomo, privato della libertà fondamentale persino ad esistere,
perché indifeso, pone in essere numerose questioni filosofiche, giuridiche,
politiche, morali. Nella forzata reclusione, unico apparente baluardo per la
tutela della salute, si tratta di riflettere sulla questione antropologica e sulle
sfide del nuovo millennio -quella attuale in primis- per ripensare il valore
morale e civile della libertà come principio non negoziabile, fondendo insieme
-come fa Ruini quando cita Ratzinger- centralità dell’uomo e bene comune: “[…]
Non possono più esserci i “due tempi”: non c’è il tempo della questione
antropologica e il tempo della questione sociale. […] i due ambiti si devono
connettere, perché se vengono meno i principi di fondo, viene a mancare anche
quell’elemento di solidarietà senza il quale nessuna risposta alla questione
sociale è possibile. Insomma: non può esistere politica sociale, se si
abbandona l’uomo quando è più fragile”. La fragilità dell’uomo, ora più
che mai evidente nello shock planetario in atto a livello sanitario e
lavorativo, ci impone di recuperare l’autocoscienza della nostra identità,
fatta di radici e tradizione, la tradizione democratica e libera della nostra
Italia, in vista di quella tanto auspicata ripartenza per cui, come dichiarato
da Giovanni Toti (cit. Giovanni Toti, L’Occidentale – 28 marzo 2020),
servirà una libertà assoluta.
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